domenica 30 marzo 2008

Un autentico bignami degli ultimi trent'anni

Se dedichi i prossimi 10 minuti a guardare ed ascoltare questo video, ti GIURO che saranno 10 minuti ben spesi: semplicemente, un capolavoro!


Be', che ne dici, avevo ragione o no?

sabato 29 marzo 2008

LEZIONE DI ECONOMIA BIS

L'avevo già pubblicata, ma ora è disponibile la versione corredata di audio. Ho creduto opportuno riproporla.

TOPPO FORTE...

SARA' ANCHE «POLITICALLY UNCORRECT»,

MA «AMMEMMAFFATTORÌDE 'NA CIFRA»!

Crostata tricolore


Silvio e le donne "Padrone in casa"
di CONCITA DE GREGORIO
(da La Repubblica, 29-03-2008)

«Un repertorio anni Cinquanta: le donne sono splendide madri, mogli capaci di aspettare e perdonare. Intuitive, diligenti, affidabili. Supporti preziosi. Soprattutto cuoche eccellenti e difatti: «Signore, per i giorni del voto ho una missione speciale per voi: cucinate». Portate dolci agli scrutatori ai seggi. «Cose dolci e squisite, mi raccomando». Crostate, per esempio. Le più ardite possono osare uno strudel. Le più esperte un profiterol. Ovazione in sala: con sguardi indulgenti per la debolezza del capo (si sa che gli uomini vanno presi per la gola, del resto) le signore applaudono intenerite. Cucineranno, se è questo che Silvio vuole.Sono pronte. Toglieranno i bracciali pesanti e gli anelli per impastare. Si comporteranno per quello che sono: regine del focolare. "Le nostre padrone: tra le mura domestiche le padrone siete voi. Fini ed io lo sappiamo bene". Urla di 'bravo Silvio´, sguardi di tenera comprensione e complicità. Ah, gli uomini: che bambinoni. Del tutto incuranti dell´ora e mezza di ritardo con cui Berlusconi si presenta all´appuntamento, niente per la "leggendaria pazienza femminile", le donne del Popolo della libertà accolgono con sventolio di bandiere (solo una della Lega) le consegne che il leader è venuto ad assegnare loro per gli ultimi quindici giorni di campagna elettorale. La missione è chiarissima: convincere le casalinghe d´Italia a votare per lui giacchè, come mostrano i sondaggi-totem, un´alta percentuale di indecisi si annida proprio fra le donne, in specie fra quelle che per amore o per forza lavorano in casa. Il ragionamento che ne consegue è elementare: se dalle donne dipende il risultato è sulle donne che bisogna puntare. "Rassicurarle, tranquillizzarle", tutti verbi così, consolatori e docili. Alcuni consigli pratici: convincete tutte quelle che potete a non votare i piccoli partiti e specialmente Udc "che tanto sono voti regalati alla sinistra, al Senato sono proprio voti persi perché tanto nessuno raggiungerà l´otto per cento". Ma non voglio stancarvi con questioni tecniche, si premura paterno Berlusconi. Piuttosto: andate a vigilare ai seggi "perché il pericolo di brogli è altissimo, sono un´antica professionalità della sinistra". Voi dovete procacciare il cibo agli scrutatori. "Noi allestiremo un servizio catering ma voi potete fare di meglio". Forza quindi: cucinate. Si dipana da qui un fenomenale estratto in pillole del pensiero di Berlusconi sul senso della presenza femminile in politica, nella società e nella vita. Premette che gli hanno "raccomandato di non far battute sulle donne" (persino Bossi: "meglio che di donne Silvio non parli"). Uno sforzo vistoso, la tentazione della battuta è irresistibile: "Vedo che c´è una delegazione dell´Alitalia. Scusate ma preferisco le donne". Pazienza, andiamo avanti. Si parte dalle inspiegabili virgolette messe nel titolo della manifestazione: "Donne" per l´Italia. Solo la parola donne è fra apici. "Le virgolette sono mie", proclama orgoglioso il leader. E dunque? Che significa? "Donna, come voi sapete, deriva dal latino domina: padrona. Dunque donne come padrone: padrone per l´Italia". Brusio di confusa approvazione. "Quando voi entrate nel vostro dominio, nella casa, noi uomini diventiamo sudditi". Il vostro dominio: la casa. "Voi siete le nostre padrone, fra le mura domestiche". Che soddisfazione. "Vi assicuro che quando torno a casa sono le mie donne a comandare". Risate, qualche "esagerato". Ma no, dice sul serio. Ecco un elenco di pregi femminili: "Voi arrivate alle soluzioni per istinto". Ecco, le donne sono l´istinto gli uomini la ragione. "Voi siete più brave a scuola", precise nello svolgere i compiti, "siete più affidabili in ufficio", efficienti ad eseguire. "Siete più coraggiose nella vita", sempre per via dell´istinto evidentemente e della naturale inclinazione a difendere la prole. "Sapete dare un apporto di concretezza e sensibilità". Un apporto. Per tutti questi motivi "ho deciso che nel nuovo governo quattro ministri su dodici saranno donne". Un terzo: non un grande avanzamento. Nessun cenno alle attività individuate come idonee per le ministre. Cucinare al governo non serve. In prima fila proprio sotto il palco Mara Carfagna maestra di cerimonie. Berlusconi le si rivolge soave: "Sono venuto qui ad eseguire il compito che Mara mi ha assegnato, è lei la padrona. Mi ha chiesto di spiegarvi che cosa dovete dire per convincere gli indecisi". Un capolavoro: obbedisco all´ordine di dirvi cosa dovete dire. Segue breve spiegazione semplificata del funzionamento del sistema elettorale. Esecrazione dell´"idiota legge sulla par condicio" che impedisce alla politica di fare il suo corso naturale, qui illustrato come quello della Coca Cola: "La Coca Cola ha il 35 per cento di mercato delle bevande gassate e investe il 35 per cento in pubblicità. Un aumento di 5 punti di pubblicità - share of voice - per tre mesi porta un punto in più di vendite. Con la propaganda politica è uguale, purtroppo ci impediscono di farlo". Share of voice suscita in platea un momento di smarrimento ma il senso della missione è lampante: "Chi sa far la spesa meglio di voi? Chi sa meglio di una casalinga quanto conti un consiglio di consumo dato a voce?". Andate, dunque, e siate operose. Valido supporto. Diligenti cuoche sopraffine.»


(L'articolo era troppo gustoso per non copiaincollarvelo qui! Tuttavia -sia detto per inciso- con me Silvio cascherebbe dimolto ma dimolto male: l'unico dolce che mi riesce è il salame di cioccolato!!!)


(autore: Roby)

venerdì 28 marzo 2008

Oddìo, ma lo sapevate, voi, che la Rai è in mano ai comunisti???


La gag di Berlusconi sulla "Rai in mano ai comunisti" è vecchia come il cucco. Abbastanza rattristante nella sua monotonia. Eppure non smette di sbalordire per la formidabile energia necessaria al mentitore per reiterare la sua menzogna: la Rai, come sanno anche i bambini, ha lo stesso Consiglio d’amministrazione nominato dal centrodestra, e due reti su tre (la Uno e la Due) con direttori di centrodestra, il forzista Del Noce e il leghista Marano.
Rimane irrisolto il mistero di cui sopra: di dove tragga, Berlusconi, la smisurata forza necessaria per mentire in serie, a raffica, a gogò. E farlo, per giunta, accusando gli altri del suo stesso conclamato vizio – mentire – con una quasi diabolica capacità di rovesciare la propria colpa sulle vittime, tal quali il lupo e l’agnello in Esopo. Guardate che non è facile, per una persona normale, anche se astuta, anche se in malafede, reggere il peso della menzogna totale, della menzogna a vita. E dunque, si deve concludere che normale Berlusconi non è. È certamente eccezionale. Ed è proprio questo genere di eccezionalità, che per alcuni è ammirevole abilità nel fregare gli altri, per altri disgustosa disonestà civile, che spacca in due l’Italia, e continuerà a spaccarla fino a che lui sarà in scena. Con buona pace dei "terzisti" e dei neutrali, o si è con lui o contro di lui.

Michele Serra

(appena trovo il riferimento giusto, metto il link: per ora, contentatevi, ché questo testo me l'ha copia-incollato un amico in una e-mail )

giovedì 27 marzo 2008

GIOCO, MAÀNCHE NO...



Chevvelodicoaffa'? sono sostanzialmente risultata come una sottiletta appiattita su Uòlter, ahilùi... appena appena un po' più progressista e una 'nticchia più laica... ma anche questo,chevvelodicoaffa'???

venerdì 21 marzo 2008

mercoledì 19 marzo 2008

Ingerenze indigeste


Il segretario della CEI, monsignor Betori, si è così espresso ieri -18 marzo- nel corso di una conferenza stampa, a proposito dell'attuale legge elettorale in vigore nello stato italiano (ripeto: ITALIANO, non VATICANO!!!) : "sarebbe auspicabile che il prossimo parlamento cambiasse il sistema elettorale e restituisse così democrazia, perchè l’attuale sistema rappresenta un potere oligarchico".

Si potrebbe dunque ipotizzare nei prossimi giorni un intervento -che so- di Veltroni riguardo alla procedura di elezione del sommo pontefice, magari proponendo un "conclave aperto" ed un sistema elettronico di votazione -più sicuro e rapido- per i cardinali riuniti nella Cappella Sistina.

O magari un' opinione di Padoa Schioppa o di Tremonti sulla gestione economica dello stato vaticano, con qualche dritta su come aumentare ulteriormente gli utili, tagliando gli stipendi di quei "bamboccioni" delle guardie svizzere.

Oppure ancora, sempre in tema di esercito papale, perchè non sollecitare il parere di Armani circa l'opportunità di svecchiarne un tantino l'uniforme, ormai piuttosto stantìa sebbene disegnata da Michelangelo?

Fiduciosa di poter leggere presto notizie del genere, porgo a voi tutti i miei più affettuosi saluti, unitamente alla mia più materna benedizione.

(autore: Roby)

domenica 16 marzo 2008

Ipocrisia e difesa della 194

dal blog di Enzo&Manuela, un thread aperto da Rowena il 13/3/2008 alle 18:5
Anche se nascono in ambienti molto diversi, il segno che contraddistingue le storie del governatore di New York, il moralizzatore implicato in un giro di prostitute, e quella del ginecologo genovese, l’obiettore implicato in un giro di aborti clandestini, è l’ipocrisia.

L’ipocrisia di chi tuona contro la prostituzione non perché esiste, ma perché si vede; di chi fa obiezione di coscienza non contro l’aborto, ma contro la sua gratuità.

Sono sempre loro, uomini bianchi, benestanti, benpensanti, pii, con un’immagine pubblica irreprensibile, mogli ben truccate e figli bravi a scuola. Il governatore si inserisce nel filone da avanspettacolo in cui è caduto anche l’onorevole Mele, vizi privati e pubbliche virtù, inevitabilmente suscitando risatine più o meno represse (dopotutto un tale capitombolo giù per i gradini della scala sociale è degno di Paperissima).

La vicenda del medico non fa ridere per niente, ha tinte drammatiche e odora di sangue. L’aborto, rifiutato alle donne normali, quelle che si rivolgono alle strutture pubbliche (e da cui capita anche di essere respinte, per la drammatica mancanza di ginecologi non obiettori), è praticato negli studi privati, su donne che provengono dagli ambienti giusti, che tacciono e pagano. La coscienza, tanto solerte negli ospedali pubblici, non apre la porta degli ambulatori privati, forse intimidita dalle laute parcelle. La sacralità della vita, valore pubblicamente intangibile, sfuma allora in compiacenti compromessi.

Le donne, vittime - perché il corpo è il loro - e complici - per paura dello scandalo, per diffidenza verso le strutture pubbliche, per pavidità - intrecciano la loro ipocrisia con quella dell’uomo che sulle pubbliche condanne costruisce la sua fortuna privata.

Non ci potrebbe essere storia più esemplare in difesa della 194, che combatte l’aborto, ma soprattutto l’aborto clandestino. Non ci potrebbe essere occasione migliore per gli inquirenti, di verificare cosa accade negli studi privati dei più probi obiettori di coscienza. Non ci potrebbe essere occasione migliore per rivedere le norme che regolano l’obiezione di coscienza, impedendo che vi siano ospedali dove la 194 non è applicata.

E non ci potrebbe essere occasione migliore per rompere la cappa di ipocrisia che chiama “difesa della vita” la difesa di meno nobili interessi.

MARCIA DIGITALE PER IL TIBET


Partecpiamo tutti!!!

venerdì 14 marzo 2008

Cuore di mamma

Egregio dott. cav. on. pres. Silvio Berlusconi,
chi le scrive è una mamma, sicura che lei -così sensibile e attento ai problemi delle famiglie italiane- vorrà prestare orecchio all'appello di una genitrice in pena. L'oggetto delle mie preoccupazioni, esimio cavaliere, è mia figlia F., un fiore di ragazza (mi creda) che quest'estate compirà 19 anni poco dopo aver conseguito -come tante sue coetanee- il sospirato diploma di scuola superiore. Ora io mi chiedo, angosciata: E DOPO? Quale sarà il destino di questa figliuola, bella, brava e intelligente, nella giungla della società italiana contemporanea, fra precariato, lavoro nero, disoccupazione e sotto-occupazione??? Attanagliata da tali terribili dubbi, seguivo distrattamente il TG2 , qualche sera fa, quando d'improvviso mi è apparso LEI, circonfuso di un'aura salvifica ed ineffabile: LEI che, con serafica sicurezza, ha fugato le mie paure attraverso la risposta -calzante e adeguata come poche- data alla giovane precaria che aveva di fronte. Ecco l'uovo di Colombo, ecco la soluzione che attendevo per la carne della mia carne: TROVARLE UN MARITO RICCO !!!
E visto che il suo Luigino, caro presidente, non è niente male ed ha più o meno l'età giusta... che ne dice, possiamo combinare? Le mando una foto a figura intera della mia F.? O le bastano un primo piano e le misure seno-vita-bacino? Mi dica lei, mi faccia sapere. E grazie, grazie ancora di cuore.
Dal cuore di una mamma.

(autore: Roby)

mercoledì 12 marzo 2008

Si scopron le tombe, si levano i morti...


Lo so, parlare di tombe e di morti induce istantaneamente i presenti a fare gli scongiuri, tastarsi i gioielli di famiglia o strofinare i più vari amuleti. D'altra parte, è lapalissiano ricordare che la morte fa parte della vita, e che 'a livella del principe Totò De Curtis -prima o poi- ci aspetta tutti. Io, funereamente parlando, sono una convinta sostenitrice dei foscoliani Sepolcri, meritevoli - a mio parere- di mantenere una sorta di filo diretto fra l'aldilà e l'aldiqua. Nei loro confortevoli loculi, i nostri cari estinti hanno tutto il diritto di riposare tranquilli e indisturbati, lasciando noi vivi ad arrabattarci fra le miserie del mondo mentre loro, beati, dormono il sonno eterno.
Appunto per questo, la notizia della riesumazione della salma di Padre Pio, strombazzata su tutti i media, sia cartacei che via etere o internet, mi ha particolarmente, profondamente e decisamente infastidito. Se poi aggiungiamo la seraficità con cui sono forniti particolari macabri circa lo stato del cranio (scheletrito nella parte alta, intatto in quella inferiore, barba compresa) e l'aspetto di braccia e mani (unghie perfette "come avesse appena fatto la manicure" -sic-), il fastidio diventa addirittura disagio fisico: e quando infine sento annunciare con somma letizia da parte di ambienti ecclesiastici che il corpo (o quel che ne resta) verrà esposto alla venerazione dei fedeli.... beh, allora devo correre in bagno a tutta velocità, sopraffatta dalla nausea.
Credetemi, negli ultimi diciotto mesi ho seppellito tre parenti stretti, e in questo momento sta per andarsene un quarto: ma -per quanto io li abbia amati- la sola idea di smurare il loculo ed estrarre i loro resti per "ammirarli" mi farebbe scappare a gambe levate. Almeno per adesso, quando i miei femori sono ancora ben fissati al bacino, e il midollo delle mie ossa -benchè minate dall'osteopenia menopausale- non è ancora divenuto cibo per vermi.

(autore: Roby)

QUESTI LI HO FATTI IO!


Trovi altre fotografie come questa su Circolo Pd Barack Obama

lunedì 10 marzo 2008

Le chiavi del regno


Ehi... pssst... computer, mi senti? Computer?? Dico a te!!! Ma non ce l'ha i comandi vocali come in Star Trek, 'st'aggeggio???....

Ebbene, ecco qua: Sissi mi ha consegnato le chiavi di casa, mi ha indicato dove stanno stracci e scope, mi ha mostrato le piantine da innaffiare in terrazza... e poi mi ha mollato, con un affettuosissimo "E adesso arrangiati!".

Oddio, che responsabilità! Mentre la nostra tostisSISSIma continua a percorrere il meritato cursus honorum nel circolo PD on-line, io sto qui a spolverarle i mobili e a dar da mangiare alla tartaruga, lambiccandomi nel contempo il cervello per trovare qualcosa di intelligente da scrivere in sua assenza, onde far bella figura al suo ritorno.

Certo, tra programmi stracciati in pubblico, fiere rivendicazioni della propria fede fascista, avvilite dichiarazioni di ex-guardasigilli caduti in disgrazia e riesumazioni di salme eccellenti (alludo a Padre Pio, non al simbolo della DC) di materiale ne avrei in abbondanza.

Se solo sapessi da dove cominciare...

...Di' un po', computer: potresti mica darmi un aiutino?

(autore: Roby)

domenica 9 marzo 2008

La tostissima 58enne vi saluta per un po'...

MI PIANGE IL CUORE, MA ALMENO FINO AL 13 APRILE, DEVO DIRVI CIAO...

Il fatto è che, da quando mi sono iscritta al "Circolo del PD on line Barack Obama", non ho più neanche il fiato per respirare...

L'unica consolazione per aver trascurato (e dover continuare a trascurare!) questo blog, è che lì mi sento utile, e mi pare di star facendo anche un discreto lavoro: guardate, per esempio, cosa si dice della sottoscritta (e non me lo invento, mi è stato confermato in redazione che la frase riguarda proprio me...) in un articolo pubblicato ieri sul blog del PDObama...

Bon. A presto, ragazze e ragazzi... e, naturalmente, se avete voglia di usare questo spazio per continuare a scrivere qualcosa voi, fate pure: questa rimane CASA VOSTRA!

P.S.
Chiederò a Roby se vuole, per un po', che le faccia una copia delle chiavi di casa... spero proprio che accetti!

P.P.S.
Sapete che lì ci ho trovato mezza Suez?!?! non solo Manu e Lodes, ma perfino...ranvit!
(autore: sissi)

mercoledì 5 marzo 2008

Obama: "Sì, la storia siamo noi"
di Khaled Fouad Allam
[Articolo tratto dal sito del PD - MAGAZINE - 29 febbraio 2008]

Si è scritto molto e si scriverà ancora per molto tempo sulle attuali elezioni americane e sulla figura di Barack Obama; ma pochi hanno rapportato queste elezioni a ciò che sta vivendo l’Europa in generale e il nostro paese in particolare. Mi ricordo ancora come, quando circa vent’anni fa arrivai in Italia, come questo paese fosse ancora monoetnico, e come all’inizio degli anni ’90 l’immagine della nave che sbarcava in Puglia carica di profughi albanesi annunciasse una rottura nella storia, l’ingresso in una nuova fase.

Due momenti hanno segnato la storia del mondo negli ultimi anni: la caduta del muro di Berlino nel 1989 e l’attentato dell’11 settembre 2001 alle Twin Towers di New York. Questi due momenti hanno un punto in comune: entrambi pongono, anche se in modi molto diversi, il problema del rapporto fra cultura, identità e territorio. Quali sono i rapporti che questi elementi intrattengono oggi fra loro, mentre il mondo è attraversato da conflitti, guerre, razzismo, xenofobia, antisemitismo? Quale immagine della società ne emerge, quale elemento in comune fra Vienna, Roma, Parigi e Francoforte? Qualcuno dirà che il problema è l’islam, con la sua virulenza e la sua problematicità; io ritengo invece che si tratti semplicemente del rapporto fra uomo e democrazia. E forse oggi, molto più che all’epoca di Alexis de Tocqueville, è nel mondo americano che si inventano e si sperimentano le forze culturali, sociali e politiche di domani.

Si è visto in questi anni come di fronte alla questione dell’islam, visto unicamente nella prospettiva della guerra delle culture o del politically correct, molti si sono affrettati ad affermare la fine del modello americano di integrazione o la crisi della società multiculturale: come se il multiculturalismo fosse una filosofia, un sapere definito, e non una prassi, un itinerario, un’esperienza di vita. Lo stesso Obama è un prodotto della società multiculturale, dell’incontro di due persone che si sono amate, e le cui strade poi si sono separate. L’opinione pubblica tende spesso a interpretare la fine dei legami fra persone di etnia e fede diversa come prodotto di una guerra delle culture; ma è un ragionamento scorretto, perché la vita di una coppia è ben più e altro da ciò che possono essere i rapporti fra islam e occidente. Quanti Obama vivono nel nostro paese e in Europa, quanti ancora dovranno affrontare il dramma di una società che perde di vista l’uomo perché si affida a icone culturali? Si dovrebbe ricordare sempre che nessuna cultura ha le carte in regola per l’umanità.

La corsa alla presidenza americana di Barack Obama, questo prodotto della società multiculturale, ci spinge a riflettere, a tornare all’essenzialità delle cose e della vita. Lui può parlare di Gesù o del Corano, della cultura di suo padre o di quella di sua madre, ma ciò che davvero conta è il suo sentirsi americano, il suo esprimere una “fede civile”, al di là degli itinerari che ha percorso, delle lotte che ha intrapreso, delle sconfitte e delle sofferenze. C’è qualcosa di inedito in questo momento americano: è l’uomo che esce libero dalle gabbie etniche in cui la guerra delle culture l’aveva intrappolato, e dove molti come me si sono trovati sfiancati dal peso della discriminazione. Certo, oggi conosciamo il grande rischio dei fondamentalismi, il problema della sicurezza; ma questo non può essere un discorso che riguarda solo noi, immigrati e minoranze, perché è una lotta che riguarda tutti.

La sera, tornando a casa, ho ripensato a quell’ultima giornata in Parlamento; e come la pellicola di un film che scorre velocemente, ho rivisto gli episodi salienti della mia vita, le sfide e le battaglie vinte. Sono scoppiato in lacrime pensando alla difficoltà di vivere, alla ricerca della dignità, alla solitudine di tanti esseri umani che lottano per la loro integrazione. E mentre piangevo come un bambino di dieci anni, mi ricordai le parole del filosofo Al Tawhidi: “L’uomo è un problema per l’uomo”.

Riportata all’Italia, l’esperienza di Obama annuncia nuovi passaggi a venire, passaggi difficili ma ineluttabili. Giovedì scorso, mentre il sipario si chiudeva su questa esperienza legislativa, le ultime parole che ho pronunciato intendevano andare in questo senso: con l’ingresso in Parlamento di persone di origini e fedi diverse, si è scritta una pagina di storia del nostro paese, anche se molti non ne hanno misurato l’importanza. Come esprimere la nostra nuova italianità provenendo da orizzonti e itinerari diversi? E’ difficile, è una lotta quotidiana: e oggi è come trovarsi su un ponte che qualcuno è pronto a far crollare. Ma noi facciamo da battistrada; e forse domani qualcuno con un nome che risuona da antiche civiltà farà come Obama, esprimendo la sua fede civica nell’Italia, nella Francia o nella Germania.

Ma in Obama non c’è solo l’anticipazione di qualcosa a venire, perchè la sua candidatura porta in sé la necessità di una risposta a due pesanti quesiti del mondo contemporaneo. La nuova utopia che anima le democrazie contemporanee non è più unicamente incentrata nella realizzazione dell’uguaglianza economica, che era il cuore delle passioni politiche del ‘900; ma è piuttosto una combinazione fra la questione della diversità umana in tutti i suoi aspetti e la necessità dell’applicazione immediata dei diritti dell’uomo. E’ come se la democrazia richiedesse di inventare una nuova e più larga democrazia; e alla fine è sempre la questione democratica quella che si trova al centro della storia.

martedì 4 marzo 2008

LE RISPOSTE AI VOSTRI INTERROGATIVI (o a quelli del vostro idraulico)

Mentre la vostra sissi sottrae tempo ed energie alla sua blog-creatura, per arrabattarsi con tabelle e grafici e rendere comprensibili, fruibili, propagandabili le idee del PD in materia di risanamento della finanza pubblica, di incentivi alla crescita, di miglioramento della capacità di spesa delle famiglie, i ggggiovani l'hanno battuta sul tempo...

Ma siccome sono democratica, laica ed obiettiva (o almeno provo ad esserlo!), rendo onore al merito e metto a vostra disposizione il link con il dinamico sito dei wolontari del PD e, in particolare, con la loro sezione delle "FAQ per convincere gli indecisi".

A me sembra ben fatto. Prevedono di rispondere a 50 domande, e sono arrivati a pubblicare la risposta n° 5. Chi ha colleghi, parenti, amici, compagni di viaggio, parrucchiere o colf da indurre ad andare alle urne e a mettere la propria crocetta sul nostro bel simbolo, è servito di barba e capelli....

E dunque: buona attività di proselitismo! Ricordatevi sempre che ogni voto guadagnato è una conquista, ragazzi... e damose da fa'...

(autore: sissi)

sabato 1 marzo 2008

LE RICETTE PER SUPERARE LA CRISI - 1

Dalla sezione Conti Pubblici/Fisco del sito Lavoce.info, copio-incollo questo interessante intervento di Tito Boeri e Luigi Guiso, del 19 febbraio scorso, su una delle questioni economiche più dibattute attualmente.
Su quella fiscale, come su altre "leve" che potrebbero essere adottate per far fronte e superare la presente congiuntura economica, sto preparando un documento informativo per il Circolo PD cui mi sono recentemente iscritta; documento che, nelle intenzioni, dovrebbe contenere - secondo le migliori tradizioni della Rete - le FAQ ("risposte alle domande frequenti") in materia economica. Appena pronto, pensavo di sottoporvelo in bozza, in modo da poter eventualmente aggiustare il tiro (per il test di comprensibilità, conto su di te, Roby!Spinning).
Ed ecco l'articolo di Boeri-Guiso.

MA È POSSIBILE TAGLIARE LE TASSE?

Ci sono due novità in questa campagna elettorale.
La prima è che sembra esserci un consenso quasi unanime sulla necessità di ridurre le imposte. Questa volta è il sindacato a promuovere il "(no) tax day", chiedendo di abbattere il prelievo su lavoratori dipendenti e pensionati. E molte più proposte elettorali che in passato, comportano riduzioni di imposte piuttosto che incrementi di spesa pubblica.
La seconda novità e che c’è anche chi combina la riduzione delle imposte con il controllo della spesa pubblica. Lo ha fatto, ad esempio, Walter Veltroni all’assemblea costituente del Partito democratico, dove ha preso l’impegno di tagliare la spesa pubblica di un punto di Pil nel primo biennio.

Riteniamo che ridurre la pressione fiscale sia una necessità per l’economia italiana.
Ma è possibile farlo senza buttare via i risultati ottenuti negli ultimi due anni nel migliorare i conti pubblici e anzi consolidando definitivamente la politica di risanamento delle pubbliche finanze? E sono realistici gli impegni presi dai due maggiori schieramenti? Se non lo sono, è possibile renderli qualcosa di diverso dalle solite promesse elettorali?

È POSSIBILE CONCILIARE DETASSAZIONE E RISANAMENTO?

La detassazione dei redditi deve essere significativa per influenzare i comportamenti di famiglie e imprese, stimolando l’offerta di lavoro e gli investimenti. Tagli minimali alle imposte non servono a nulla, se non a disorientare ulteriormente gli italiani, che si sentono raggirati ogni qualvolta ci sono ritocchi al sistema impositivo. Una riduzione significativa e sostenibile delle imposte deve però essere inquadrata all’interno di un programma economico che coniughi crescita e stabilizzazione fiscale.

La tassazione eccessiva e l’elevato debito pubblico causano bassi tassi di crescita. Ricondurre l’una e l’altro verso livelli “normali” contribuisce, come è accaduto in Irlanda, ad avviare una ripresa della crescita economica.
Al tempo stesso, ridurre la pressione fiscale senza creare squilibri nella finanza pubblica obbliga a operare veri e propri tagli alla spesa per i quali è di norma difficile trovare il consenso.
L’unico modo per coniugare una significativa riduzione della pressione fiscale con la stabilizzazione dei conti pubblici consiste nell’adottare un programma pluriennale che guardi in avanti come si fece durante la virtuosa stagione della lotta all’inflazione e dell’entrata nell’unione monetaria, quando le parti sociali furono spinte a rendere compatibili le loro richieste con il raggiungimento di questo obiettivo.

UN ESEMPIO

Ecco un esempio di come potrebbe essere strutturato un programma sostenibile di riduzione della pressione fiscale in Italia:

1. Si congela la spesa pubblica in termini reali. Questo significa garantire l’offerta dei servizi pubblici ai livelli oggi prevalenti, non tagliare la spesa, ma contenerne rigorosamente l’evoluzione. La spesa pubblica sarebbe indicizzata all’inflazione ma non al reddito reale. Cosi, ad esempio, se il Pil nominale cresce del 5 per cento e l’inflazione del 3 per cento, la spesa pubblica può crescere del 3 per cento.

2. Invece, gli incrementi di gettito derivanti dalla crescita reale (non dall’inflazione) e quelli derivanti dal recupero di evasione fiscale vengono restituiti sotto forma di minori imposte ai contribuenti. Cosi, nell’esempio precedente, il gettito in più dovuto alla crescita reale del Pil del 2 per cento verrebbe reso ai contribuenti, nel modo più trasparente possibile: ad esempio con una riduzione del prelievo alla fonte o un abbattimento dell’Irpef, più o meno proporzionale, a seconda degli obiettivi distributivi.

3. Questa pratica dovrebbe essere adottata come regola e perpetuata per diversi anni in modo che i cittadini, lavoratori o imprenditori, possano contare sui benefici fiscali in modo credibile e stabile e quindi tenerne conto nelle loro scelte correnti di spesa, investimento, partecipazione al lavoro, ore lavorate eccetera.

4. Poiché il bilancio pubblico presenta ancora un disavanzo, la restituzione dell’extragettito nella fase iniziale potrebbe essere parziale (ad esempio, due terzi), destinando la rimanenza alla eliminazione del disavanzo e alla costituzione di una riserva per finanziare le fluttuazioni cicliche della spesa pubblica.

È REALISTICO RIDURRE LA PRESSIONE FISCALE DI UN PUNTO?

Una politica di questo tenore non solo è compatibile con il vincolo di bilancio dello Stato, ma stabilizza i conti pubblici. Ogni punto di crescita del Pil reale si traduce in un più basso rapporto spesa pubblica su Pil, imposte su Pil e debito sul Pil.

Poniamo che il prodotto interno lordo reale cresca a un tasso dell’1,5 per cento per 5 anni – ipotesi in linea con le stime della crescita del nostro prodotto potenziale, coerente con l’andamento di lungo periodo della nostra economia. Ciò significa un aumento di 7,7 punti nell’arco di una legislatura.

Congelando la spesa pubblica in termini reali ai livelli attuali si liberano risorse sufficienti per
a) portare il bilancio in pareggio e
b) al contempo finanziare una riduzione delle imposte di un punto e mezzo.
Se questo processo incentiva, come è ragionevole attendersi, un rafforzamento della crescita, la riduzione delle imposte può essere ancora più sostanziosa.

PERCHÉ NON SIANO LE SOLITE PROMESSE DA MARINAIO

Ovviamente questa politica impone un vincolo stringente alla spesa pubblica di cui è necessario essere consci. Ma non è un vincolo irrealistico: lo dimostrano i primi dati sull’andamento della spesa nell’ultimo anno. Riallocazioni di spesa da un capitolo all’altro sarebbero non solo possibili, ma anche desiderabili. Come pure possibili sono rivisitazioni dei meccanismi di determinazione dei salari dei dipendenti pubblici (la grossa componente della spesa) in modo da premiare chi lavora di più e meglio.

È questo peraltro l’unico vero modo con cui il governo può favorire il miglioramento della contrattazione nel settore privato: deve dare il buon esempio nel legare salari a produttività nel settore pubblico. Eventuali aumenti salariali dei dipendenti pubblici in termini reali possono provenire solo da guadagni di efficienza e risparmi di spesa. I sindacati che oggi chiedono di tagliare le tasse per tre quarti della popolazione italiana devono realisticamente prendere atto di questo vincolo. E sapere che con questo piano si creerà un forte gruppo di pressione (tutti i lavoratori che beneficiano delle riduzioni fiscali) per snellire l’apparato amministrativo e accrescerne finalmente l’efficienza.

A questo quadro - esposto, mi sembra, con non eccelsa ma sufficiente chiarezza, considerata la complessità della materia - mi permetto (sommessamente e pacatamente) di aggiungere che però la riduzione delle imposte non può essere considerata come la panacea di tutti i mali, ancorché accoppiata con il contenimento della spesa pubblica.

Difatti il problema di "arrivare alla fine del mese", come dicono tutti i santi giorni alla TV, riguarda tantissima gente, ma soprattutto i cosiddetti "incapienti" (termine che, ho finalmente scoperto, non è per niente un eufemismo politically correct per indicare i "poveracci" o "indigenti" - come, da ignorante, credevo che fosse... - bensì rappresenta la definizione tecnica di quella fascia di cittadini che non percepiscono il reddito minimo tassabile; praticamente, quelli da cui... non si può "capare niente"!); e dunque, il "pacchetto" di interventi da predisporre per superare il guado dovrà contenere pure dei provvedimenti diretti ad aumentare il loro potere di spesa ("maànche" il loro tenore di vita...); perché a loro, in questo senso, la sola riduzione delle tasse gli farebbe un baffo, dato che sono già troppo poveri per pagarle...

(autore: sissi)


Il mio amico MM mi invia, per conoscenza, questalettera da lui mandata alla Esselunga. Che ne dite di:
  • seguire il suo esempio e inondare la Società di lettere simili?
  • contribuire a far conoscere l'episodio?
  • "maànche" seguire il suggerimento di Massimo e non mettere (e non far mettere) piede in quei supermercati?

Intanto, ecco la lettera:


Mi chiamo Massimo Marnetto e sono uno dei tanti cittadini rimasti sconcertati a causa dei maltrattamenti subiti da una lavoratrice della vostra Azienda.
Un episodio così incivile - come impedire una pausa bagno ad una cassiera fino a provocarle incontinenza - richiede una pubblica presa di distanze da parte della vostra Azienda rispetto a chi ha umiliato così gravemente la vostra dipendente.
Fino a quando
[una vostra] dichiarazione [in tal senso] non sarà resa nota, io e i miei amici chiederemo a tutti i nostri contatti su internet - moltissimi in tutta Italia - di non fare più la spesa nei vostri punti vendita.
Credo che riparare l'oltraggio subito da questa lavoratrice - particolarmente indifesa in quanto extracomunitaria - non sia solo una questione sindacale, ma un atto di affermazione dei valori consolidati di civile convivenza. E, per questo, patrimonio di tutti.
Spero vivamente in una vostra pronta e positiva reazione e vi porgo i saluti miei e delle tanti persone che stanno seguendo questa vicenda.

Massimo Marnetto

(autore: sissi)

AL DIAVOLO NON IMPORTA SE TI FAI IL BAGNO NELL'ACQUA SANTA, MA L'ACQUA SANTA PRETENDE CHE TU TI FACCIA ALMENO LA DOCCIA CON LEI... ;o))



Carrrrrrrissima RRRRRRRRRRRRRRoby: "tu m'hai sfidato, e io mo' me te magno" (come disse Aberto Sordi al maccherone)...

In materia di laicità, e del significato che attualmente si dà a questo termine soprattutto nel dibattito da qualche tempo riaccesosi sul tema, non posso esimermi dal servirmi di questa vecchia "Amaca" di Michele Serra (cui ho inviato domada d gemellaggio spirituale...), che mi pare esemplifichi bene la diversità di atteggiamento di chi, laico, desidera gli sia riconosciuto un diritto, la cui fruizione, però, egli non intende certo imporre ad altri; e di altri, integralisti, che pretendono che la propria concezione etica valga per tutti.

E sfido chiunque, dopo aver letto questo pezzo, a sostere ancora di non aver ben chiaro "di cosa parliamo quando parliamo di laicità" (tanto per parafrasare Raymond Carver).

[pubblicato su la Repubbica del 26 Settembre 2006]

C’è un uomo paralizzato che vuole morire. C’è un altro uomo paralizzato che vuole vivere. La differenza fondamentale tra i due è che l’uomo che vuole morire non può. Lo straziante antagonismo tra questi due uomini sofferenti, entrambi a noi fratelli, è il perfetto riassunto di quanto separa l’etica religiosa da quella laica. La scelta individuale di sopravvivere diventa, per l’etica cattolica, un dovere, un obbligo anche per gli altri. Mentre la scelta di darsi la morte a causa dell’insopportabilità della vita, ovviamente, in nessuna maniera potrebbe tangere il desiderio di altri individui di vivere a oltranza. Allo stesso modo: il divorzio non costringe gli altri a divorziare, l’aborto ad abortire, le unioni tra omosessuali a diventare omosessuali… La breve lista non vi sembri paradossale o provocatoria. È perfettamente descrittiva di uno stato di fatto: l’etica religiosa tende ad estendere a tutti, anche a chi sia diversamente orientato, le scelte di una parte soltanto della società. L’etica laica consente ai singoli individui scelte difformi, senza impedire in alcuna maniera ai credenti di vivere e morire secondo le loro convinzioni. L’uomo che vorrebbe morire non crede minimamente che il suo modo di vedere, e di soffrire, valga anche per gli altri. L’uomo che vuole vivere sappia, invece, che il suo modo di vedere è legge imposta a tutti.

(autore: sissi)