domenica 16 marzo 2008

Ipocrisia e difesa della 194

dal blog di Enzo&Manuela, un thread aperto da Rowena il 13/3/2008 alle 18:5
Anche se nascono in ambienti molto diversi, il segno che contraddistingue le storie del governatore di New York, il moralizzatore implicato in un giro di prostitute, e quella del ginecologo genovese, l’obiettore implicato in un giro di aborti clandestini, è l’ipocrisia.

L’ipocrisia di chi tuona contro la prostituzione non perché esiste, ma perché si vede; di chi fa obiezione di coscienza non contro l’aborto, ma contro la sua gratuità.

Sono sempre loro, uomini bianchi, benestanti, benpensanti, pii, con un’immagine pubblica irreprensibile, mogli ben truccate e figli bravi a scuola. Il governatore si inserisce nel filone da avanspettacolo in cui è caduto anche l’onorevole Mele, vizi privati e pubbliche virtù, inevitabilmente suscitando risatine più o meno represse (dopotutto un tale capitombolo giù per i gradini della scala sociale è degno di Paperissima).

La vicenda del medico non fa ridere per niente, ha tinte drammatiche e odora di sangue. L’aborto, rifiutato alle donne normali, quelle che si rivolgono alle strutture pubbliche (e da cui capita anche di essere respinte, per la drammatica mancanza di ginecologi non obiettori), è praticato negli studi privati, su donne che provengono dagli ambienti giusti, che tacciono e pagano. La coscienza, tanto solerte negli ospedali pubblici, non apre la porta degli ambulatori privati, forse intimidita dalle laute parcelle. La sacralità della vita, valore pubblicamente intangibile, sfuma allora in compiacenti compromessi.

Le donne, vittime - perché il corpo è il loro - e complici - per paura dello scandalo, per diffidenza verso le strutture pubbliche, per pavidità - intrecciano la loro ipocrisia con quella dell’uomo che sulle pubbliche condanne costruisce la sua fortuna privata.

Non ci potrebbe essere storia più esemplare in difesa della 194, che combatte l’aborto, ma soprattutto l’aborto clandestino. Non ci potrebbe essere occasione migliore per gli inquirenti, di verificare cosa accade negli studi privati dei più probi obiettori di coscienza. Non ci potrebbe essere occasione migliore per rivedere le norme che regolano l’obiezione di coscienza, impedendo che vi siano ospedali dove la 194 non è applicata.

E non ci potrebbe essere occasione migliore per rompere la cappa di ipocrisia che chiama “difesa della vita” la difesa di meno nobili interessi.

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