Sul sito del Ministero della Salute è stato pubblicato, una decina di giorni fa, il seguente documento, risultato del lavoro di una Commmissione di studio che per quasi un anno ha esaminato la questione dei nati estremamente prematuri.
Lo so che - come mi intimava burbanzoso il povero ranvit - potrei mettere semplicemente il link (¹), e poi il testo, chi vuole, se lo va a leggere: ma penso che alla fine lo fareste in pochi (poche?), certamente meno di quanti/e ci buttano un occhio qui, già che se lo ritrovano bello scodellato da sissi.
Il gruppo di lavoro “Cure perinatali nelle età gestazionali estremamente basse (22-25 settimane)”, istituito nell'aprile 2007 dal Ministro della Salute Livia Turco e coordinato dal presidente del Consiglio superiore sanità professor Franco Cuccurullo e dalla dottoressa Maura Cossutta, ha messo a punto un documento conclusivo, trasmesso al Consiglio superiore di sanità impegnato nell’estensione di un parere sulla stessa tematica. Il documento - condiviso all’unanimità dai rappresentanti dell’Iss, delle Società scientifiche e delle associazioni di ginecologia e ostetricia, pediatria, neonatologia, medicina perinatale e medicina legale - ha come finalità quella di contribuire alla definizione di apposite Raccomandazioni rivolte agli operatori sanitari coinvolti nell’assistenza alla gravidanza, al parto e al neonato estremamente pretermine. Nel testo si sottolinea che “nel corso degli ultimi decenni, profondi progressi diagnostico-terapeutici, sia sul versante ostetrico sia su quello neonatale, hanno immesso nell'agire professionale atti clinici che, da eccezionali, sono diventati frequenti. Non è più un fatto straordinario prestare cure mediche al travaglio di parto e al neonato di bassissima età gestazionale. Questa situazione interagisce con la società nel suo complesso e le decisioni ad essa connesse coinvolgono importanti aspetti umani, etici, deontologici, medico-legali, economici ed organizzativi”. Data questa premessa, nel documento si precisa che:
- la prevalenza di nascite in età gestazionali estreme è bassa (meno di 2 casi su 1000 nati vivi); - i lavori scientifici non sono numerosi e non sempre metodologicamente robusti a causa delle diverse modalità di arruolamento delle popolazioni in studio e della lunghezza del follow-up dei nati;
- la prevalenza di disabilità e di morte varia con l’epoca gestazionale, comportando riflessioni sulle scelte assistenziali più appropriate;
- nella valutazione del neonato, l’età gestazionale è considerata il parametro più indicativo di maturazione.
Per quanto riguarda le modalità di cura e assistenza rispetto alle età gestazionali il documento indica che:
- tra 22+0 e 22+6 settimane “al neonato devono essere offerte solo le cure compassionevoli, salvo in quei casi, del tutto eccezionali, che mostrassero capacità vitali”;
- tra 23+0 e 23+6 settimane “quando sussistano condizioni di vitalità, il neonatologo, coinvolgendo i genitori nel processo decisionale, deve attuare adeguata assistenza, che sarà proseguita solo se efficace”;
- tra le 24+0 e 24+6 settimane “il trattamento intensivo è sempre indicato e va proseguito in relazione alla sua efficacia”;
- a partire dalle 25+0 settimane di età gestazionale vi è elevata probabilità di sopravvivenza, anche se dipendente da cure intensive.
Nelle raccomandazioni che sono suggerite agli operatori sanitari nell’assistenza alla gravidanza, al parto e al neonato estremamente pretermine (22-25 settimane) si precisa che “ogni decisione deve essere individualizzata e condivisa con i genitori, sulla base delle condizioni cliniche del neonato alla nascita e non può prescindere dalla valutazione dei dati di mortalità e disabilità riportati in letteratura riferiti alla propria area”. Il documento sottolinea che “il neonato non sottoposto a cure intensive, perché considerato non vitale, ha diritto a cure compassionevoli. Deve essere trattato con rispetto, amore e delicatezza. A tali cure è anche candidato il neonato, pur rianimato inizialmente, che non dimostri possibilità di sopravvivenza e per il quale il trattamento venga considerato non efficace ed inutile”. In ogni ambito di decisione, ai genitori deve essere offerto il massimo supporto sul piano psicologico. Per i bambini dimessi dalle terapie intensive si raccomanda inoltre il follow-up almeno fino all’età scolare.
Ve lo immaginate Storace a fare di nuovo il mestiere di Livia Turco? C'è da rabbrividire solo al pensiero...
________________
(¹) Per ulteriori approfondimenti sul tema, vi segnalo, comunque, anche un articolo assai circostanziato pubblicato qui: www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=78312
(autore: sissi)
Nessun commento:
Posta un commento