giovedì 14 febbraio 2008

Per chi si trova a Roma sabato 23 febbraio



Vi ricordate della notizia che vi ho dato tempo fa, relativa all'appello promosso dal comitato Laicità e Civismo? Bene; avendo aderito (con altre 800 e più persone) a quell'iniziativa, ho ricevuto questa e-mail, di cui vi informo, casomai voleste/poteste partecipare anche voi...

Cara amica, caro amico,
ti scrivo anche a nome di Barbara Pollastrini, Albertina Soliani e Gianni Cuperlo per comunicarti che il seminario sulla laicità si terrà a Roma, sabato 23 febbraio 2008, allo Spazio Congressi Roma Eventi, Via Alibert 5a (alle spalle di Piazza di Spagna).
Sul programma, gli orari e gli aspetti logistici daremo indicazioni più precise nei prossimi giorni [per tenervi aggiornati, seguite le informazioni che saranno messe sul sito www.laicitaecivismo.it (n.d. sissi)]. Per iscriversi al seminario è utile inviare una mail di conferma all’indirizzo: info@laicitaecivismo.it .
Ti ringrazio per la tua attenzione e ti attendiamo al seminario.
Silvana Giuffrè

=§=

Bene; spero di incontrare qualcuno di voi. Non sarà difficile riconoscermi: io sarò quella con la Repubblica sotto il braccio (EHEHEH) Winky 2

(autore: sissi)

5 commenti:

Manuela ha detto...

Non potrò esserci, ahimé. Qui ai confini dell'impero non succede mai niente di interessante.
Però ti segnalo un link. E' una soddisfazione segnalarti qualcosa, perché di solito succede il contrario.
Credo che non mancheranno le firme di tutto l Blops delle ragazze, eh eh...
http://www.firmiamo.it/liberadonna

sissi ha detto...

Grazie, Manuela: appena fatto!
(e poi non è vero che le segnalazioni le faccio soprattutto io... dài...)
PS
ho firmato, ma ho anche messo un commento in cui manifestavo le mie riserve per quel passo della petizione che chiede l'abolizione dell'obiezione di coscienza: «ancorché comprensibile - ho precisato - lo trovo non solo rischiosamente "massimalista", ma anche inutilmente irrealistico».

sissi ha detto...

lo sapete che in poche ore (la prima firma è stata messa alle 14:17 del 14/02/08) all'1:50 del 15/02/08 erano state già raggiunte 1.183 firme???

Manu, vabbe' che la petizione l'ha scritta MicroMega; vabbe' che le "prime firmatarie" sono tipe come Simona Argentieri, Natalia Aspesi, Isabella Ferrari, Sabina Guzzanti, Margherita Hack, Fiorella Mannoia, Dacia Maraini, Alda Merini, Valeria Parrella, Lidia Ravera; ma CAZZO... se mi avessero dato retta il 4 gennaio, quelle teste di rapa dei Suezzini...

Unknown ha detto...

Ho firmato anch'io la petizione ma sul tema dell’obiezione di coscienza credo sia giusta la richiesta. Mi spiego. L'obiezione di coscienza è un atto molto impegnativo a cui si può ricorrere quando il singolo ritiene di non avere strumenti per la tutela di propri principi. Principi irrinunciabili, che attengono alla sfera della morale e quindi della propria coerenza. In passato l'obiezione di coscienza ha riguardato l'uso delle armi. Personalmente non ho mai condiviso l'uso di questo strumento perchè, semplificando, inadeguato a raggiungere lo scopo più generale della pace, ma ho sempre riconosciuto che lo stato dovesse normare questo diritto. Cosa che è stata fatta imponendo agli obiettori -dopo una verifica delle motivazioni- delle esperienze alternative. Il servizio civile è stato il risultato di quelle battaglie sull'obiezione di coscienza. Ebbene oggi ci troviamo nella condizione che chiunque può dichiararsi obiettore e continuare a fare il proprio lavoro. La scelta individuale viene a pesare sull'organizzazione dell'attività della struttura interessata e vi è sicuramente un’inadempienza dei responsabili che non garantiscono il servizio come si dovrebbe, ma rimane la questione che lo stato rinuncia a chiedere agli obiettori di farsi carico del costo sociale che la loro scelta comporta. Voglio affermare che l'obiezione di coscienza deve essere oltre che un diritto del singolo anche un dovere di ripagare socialmente la propria scelta. Allora credo che il vero obiettivo debba essere quello di definire in che modo questo possa avvenire: il medico obiettore che lavora in una struttura pubblica e che quindi è pagato per fare ciò che lui non vuole fare potrebbe essere obbligato a trascorrere un periodo aggiuntivo al normale orario di lavoro in aiuto ad altre strutture sociali, ovviamente dopo una verifica delle motivazioni che lo spinge all'obiezione. Insomma non può essere che uno si sottragga al proprio dovere senza pagare un costo alla società.
Quindi chiedere l'eliminazione dell'obiezione penso sia un modo per arrivare ad una regolamentazione seria della materia.

sissi ha detto...

Crissimo lodes,
fa sempre piacere leggere il tuo argomentare lucido, ricco e consequenziale.
Sulla tua anlisi, sono sostanzialmnte d'accordo, e le tue osservazioni sul "costo sociale" di qualsiasi tipo di obiezione di coscienza mi trovano assolutamente allneata...
rimane il fatto che chiedere di non consentire più l'obiezione è una cosa, aprire un dibattito sul merito della stessa è un'altra cosa; e la richiesta di "farla finita con gli obiettori" - in buona o mala fede poco importa - se da un lato può essere visto come un "grimaldello", utile per imporre la discussione sul tema, dall'altro può anche favorire una levata di scudi e un arroccamento su posizioni intransigenti da parte di chi quelle obiezioni le ritiene - in buona o in mala fede - sacrosante; posizioni di arroccamento che si trasformerebbero facilmente in vittimistiche, provocatoriamente accusatrici, strumentalmente ispirate alla serie: "vedete come sono? non rispettano le nostre coscienze e le nostre sensibilità!!! Brutti cattivi comunisti totalitarî, aguzzini di feti e ora anche delle nostre anime"...
Francamente, come spesso accade, non so decidermi sul consiglio più sensato (e soprattutto più efficace)... insomma, cosa è meglio dirgli, a Uòlter & Co.: "facite la faccia feroce",
o piuttosto "con calma e per piacere (o con burro e vasellina) cercate di metterglielo sapete dove... ma mi raccomando, sempre - come d'uso - serenamente e pacatamente"?