domenica 20 gennaio 2008

Flores d'Arcais colpisce ancora


il 16 gennaio scorso, il Presidente Napolitano ha inviato una lettera personale "a Sua Santità Benedetto XVI" per "esprimere il suo sincero, vivo rammarico, considerando inammissibili manifestazioni di intolleranza e preannunci offensivi che hanno determinato un clima incompatibile con le ragioni di un libero e sereno confronto."

Paolo Flores d'Arcais - con il quale sempre più mi convinco di avere una parentela strettissima ancorché non provata (ma suffragata quantomeno dal fatto che al mio papà piacevano molto le signore, specie se intelligenti) - si è fatto uscire dalla penna questa impagabile Lettera aperta al Presidente della Repubblica, di cui per brevità riporto solo alcuni brani iniziali.

[...] Il mio dissenso (ma si tratta piuttosto di stupore e di amarezza) riguarda la lettera di scuse che in qualità di Presidente, dunque di rappresentante dell'unità della nazione, hai inviato al Sommo Pontefice per l'intolleranza di cui sarebbe stato vittima. E' verissimo che di tale intolleranza, di una azione che avrebbe addirittura impedito al Papa di parlare nell'aula magna della Sapienza, anzi perfino di muoversi liberamente nella sua città, hanno vociato e scritto tutti i media, spesso con toni parossistici. Ma è altrettanto vero che di tali azioni non c'è traccia alcuna nei fatti.
La modesta verità dei fatti è che il magnifico rettore (senza consultare preventivamente il senato accademico, ma mettendolo di fronte al fatto compiuto, come riconosciuto dallo stesso ex-portavoce della Santa Sede Navarro-Vals in un articolo su Repubblica) ha invitato il Papa come ospite unico in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico (a cui partecipano in nome della Repubblica italiana il ministro dell'università e il sindaco di Roma), e che, avutane notizia dalla agenzia Apcom, il professor Marcello Cini (già dallo scorso novembre) e alcune decine di suoi colleghi (più di recente) hanno espresso per lettera al rettore un loro civilissimo dissenso. Quanto agli studenti, nell'approssimarsi della visita alcuni di loro hanno espresso l'intenzione di manifestare in modo assolutamente pacifico un analogo dissenso, nella forma di ironici happening.
Il rettore Guarini ha comunque rinnovato al Papa l'invito, e tanto il Presidente del Consiglio Romano Prodi quanto il ministro degli Interni Giuliano Amato hanno esplicitamente escluso che si profilasse il benché minimo problema di ordine pubblico (malgrado la campagna allarmistica montata dal quotidiano dei vescovi italiani, "L'Avvenire", rispetto a cui le dichiarazioni di Prodi e Amato suonavano esplicita smentita).
Nulla, insomma, impediva a Joseph Ratzinger di recarsi alla Sapienza e pronunciare nell'aula magna la sua allocuzione. Di pronunciare, sia detto en passant e per amore di verità, il suo monologo, visto che nessun altro ospite contraddittore o "discussant" era previsto, e un monologo resta a tutt'oggi nella lingua italiana l'opposto di un dialogo, checché ne abbia mentito l'unanime coro mediatico-politico (che di rifiuto laicista del dialogo continua a parlare), a meno di non ritenere che tale opposizione, presente ancora in tutti i dizionari in uso nelle scuole, sia il frutto avvelenato del già stigmatizzato complotto laicista. [...]

Se il testo di Flores d'Arcais vi appassiona come ha appassionato me, per la sua obiettività, lucidità e chiarezza, potete leggerne il seguito sul sito di Liberazione.

(autore: sissi)

5 commenti:

Luigi Ruggeri ha detto...

Se non mi ascolti significa che vuoi farmi tacere. Se mi contesti significa che non stai dialogando.
Ragionamenti da preti...

Roby ha detto...

Come diresti tu, cara Sissi, sono "appiattita come una sottiletta" sulla lettera di Flores D'Arcais, della quale sono subito corsa a leggere il seguito.

Concordo con Monterosso sui "ragionamenti da preti"!

Roby

sissi ha detto...

Resto dell'idea che, una volta fatta dal Rettore la cazzata n° 1 (l'invito), e andati a vuoto i tentativi di farlo riflettere, esperiti - in via privata - da alcuni professori dotati di una certa dose di lucidità e buon senso; e una volta diventata pubblica l'intera faccenda; quei professori avrebbero potuto/dovuto ricorrere alla loro evidentemente insufficiente dose di lucidità e buon senso per farsi venire in mente che potevano/dovevano inviare una seconda lettera, questa volta "aperta", in cui, in nome della massima volterriana, dichiaravano: 1) di aver preso atto della situazione "di fatto"; 2) di riservarsi la facoltà di commentare - nei luoghi e nelle forme da loro ritenute più opportune - quanto Benedetto XVI avesse sostenuto nella sua prolusione; 3) di auspicare - magari - che anche gli altri critici della decisione del Rettore seguissero il loro esempio.

Ma questo, secondo me, potrebbe accadere solo in Paesi in cui laicità, democrazia, dignità personale, lucidità, acume, rispetto, serietà, senso della misura e semplice buon senso non siano, come invece nel nostro, parole e locuzioni prive di significato per la stragrande maggioranza dei suoi abitanti.

Manuela ha detto...

Ho visto il tuo commento... volevo solo sollecitare una risposta da Nicola

sissi ha detto...

cara Manu, lo immaginavo. Ma ho il sospetto che la aspetterai un pezzo.
In ogni caso, i 67+1 avrebbero DAVVERO fatto miglior figura se avessero preso "il toro per le corna" e avessero provato a disinnescare il can-can mediatico; e sarebbe stato certo meritorio se si fossero sforzati di immaginare che, in caso contrario, l'affair sarebbe risultato tutto a favore dei giochi ruineschi.
E adesso (lo avrai sentito) ci ha messo il carico da 22 anche Bagnasco.
ALLEGRIA!!!