domenica 20 gennaio 2008

Una piccola laicità


Le grandi fedi monoteiste, forse non solo quelle, hanno delle concezioni grandiose: l'eterno, l'infinito, l'elezione, la salvezza per sempre e la per sempre dannazione; l'universalità; le città sante. L'«ateismo di stato» ha da queste preso l'idea bizzarra d'essere il crocevia dell'umana storia, la linea che separa il passato per sempre da un futuro sempre uguale a se stesso; l'uomo vecchio dall'uomo nuovo.
La laicità non confuta nessuna di queste grandiose convinzioni, né ne rifiuta l'assolutezza.
La laicità è quello spazio in cui tutti - chi si riconosce in questi sistemi, e in altri, e anche chi di sistemi non ne abbraccia nessuno - sono messi in condizione di convivere senza farsi del male a vicenda. La laicità dà la dovuta importanza a QUESTO lembo di terra in QUESTO tempo: sarà poco, ma è tutto quello che abbiamo in comune. La lacità accetta il dubbio e il dubbio favorisce la laicità.
Quando Ferrara sostiene che la pillola del giorno dopo "banalizza" l'aborto, nega la laicità. Nel piccolo mondo laico, infatti, non si causa maggior dolore per amore dello scandalo e dell'idea: laicamente, si cerca di ridurre l'impatto degli interventi chirurgici sui corpi (e sui feti).
Mi sono letto il vecchio intervento di Ratzinger su Galileo (intervento che i fisici romani hanno fatto male a rinfacciargli). L'allora cardinale intelligentemente analizza e riporta i dubbi che all'interno del pensiero laico sono emersi nel corso del tempo riguardo a Galileo (i laici, al contrario della Chiesa, non hanno dottrine, hanno quindi opinioni assai diverse tra loro). Questo continuo dubitare e mettere in discussione se stessi, anche il sacro Galileo, anche Einstein, è il procedere proprio della scienza laica. Ratzinger avrebbe potuto ricavarne una suggestione per la Chiesa: dubitare sempre quando si esce dal recinto di poche verità di fede. Invece ne ha ricavato, astutamente, ma aridamente, materia da rinfacciare implicitamente contro la scienza moderna. Peccato: un'occasione persa per tutti.

(autore: Nicola)

6 commenti:

sissi ha detto...

Nicola, il tuo post è intelligente e acuto. E' stato bello leggerlo. C'è una sola cosa, su cui vorrei fare una puntualizzazione: sarà pur vero che «quando Ferrara sostiene che la pillola del giorno dopo "banalizza" l'aborto, nega la laicità»; la mia personale, modesta, prosaica nonché radicatissima opinione, però, è che «quando Ferrara sostiene che la pillola del giorno dopo "banalizza" l'aborto» dica soprattutto UNA ENORME; GIGANTESCA; COLOSSALE CAZZATA.

Anonimo ha detto...

Purtroppo tutti parlano di laicità intendendo cose diverse.
Personalmente sono d'accordo sulla tua analisi.
Sui fatti della Sapienza sono stati scritte pagine e pagine. Se non lo hai fatto ti segnalo un bellissimo post su Bioetiche
http://bioetiche.blogspot.com/2008/01/il-papa-victoria-beckham-e-la-libert-di.html
dove c'è una interessante studio sul "diritto di parola", teso a confutare l'affermazione che al Papa esso é stato negato.
Sulla laicità nel PD - infine - mi aspetto molto dall'iniziativa di Cuperlo (che spero conosciate)
Infine: bentrovati :-)

sissi ha detto...

carissimo kkarl,
grazie della visita, con cui spero tu abbia voluto inaugurare una cordiale consuetudine; e grazie della segnalazione di quel post, davvero intelligente e ben argomentato.
Inoltre, andare su quel sito mi ha permesso di scoprire l'iniziativa dei "blog laici", il cui banner ho subito adottato anche qui.
Infine, se volessi illustrarci tu stesso l'iniziativa di Cuperlo cui accenni, ti invito ad inviare un post sull'argomento a sissimarina49@gmail.com: sarò ben lieta di pubblicarlo.
Con la speranza di rileggerti presto su queste pagine, ti saluto con simpatia
sissi marina

Manuela ha detto...

Il post di Nicola è molto bello.
Vorrei però, seguendo alcune considerazioni che ha fatto altrove, sulla mancata visita del papa alla Sapienza, esternare un dubbio. E mi piace farlo qui, pubblicamente.

C'è una cosa su cui mi arrovello da quando è iniziata questa storia della Sapienza. E se Nicola riesce a darmi una dritta, gliene sarò grata.
E' apparso chiaro a tutti che la mossa dei professori politicamente inesperti, ha dato un grande vantaggio al politicamente espertissimo Ruini. Posso pensare, però, che ai professori non interessasse essere politicamente furbi, solo esprimere il proprio dissenso riguardo all'invito del Rettore al papa. Dissenso espresso, come è stato da alcuni sottolineato, con modi quanto mai urbani.
Mi chiedo: come dovrebbe essere espresso il dissenso riguardo a eventi di tale natura?
Preventivamente Nicola mi potrebbe rispondere: "meglio sarebbe stato rispondere al papa nel merito..."
Ma se non erro il papa è il massimo rappresentate di una religione, che per essere tale si basa su verità assolute, che devono essere condivise dall'interlocutore per poter permettere il dialogo. Qualora l'interlocutore non accetti per valide tali verità assolute, come può confrontarsi?
Torno allora alla domanda iniziale: come dovevano comportarsi i professori? E' da un bel po' che ci penso e non riesco a trovare una soluzione.

Però il papa, dimostrando di essere veramente infallibile, ha trovato la risposta al famoso quesito di Moretti: mi si nota di più se vado o se non vado? La risposta è: se non vado.

sissi ha detto...

Manu, per quel che può valere, io una risposta alla tua domanda su cosa avrebbero potuto fare i professori (ma DOPO aver scritto al Rettore, e DOPO che la faccenda era ormai diventata un "affair mediatico"), l'ho appena scritta come commento al post sulla lettera aperta di Flores d'Arcais, appena un centimetro o due sopra a questo post qua...

mazapegul ha detto...

Cara Manuela,
hai perfettamente espresso la mia risposta preventiva, che avevo anche postato altrove. Hai ragione: i portatori di verita' assolute spesso, in nome di quelle verita', rifiutano il dialogo. A noi laici (credenti e non) sta mettere in luce questo dato di fatto, qualora sussista, non competere coi portatori di verita' assolute nel rifiuto del dialogo. Lasciamo la chiusura ad altri.
Faremmo un lavoro assai proficuo -aggiungo- sostenendo le nostre ragioni; lasciando la confutazione di quelle altrui come attivita' importante, ma ancillare.

Ciao,
Nicola