lunedì 28 gennaio 2008

La fine del prodismo



Scelto da un prodiano della prima ora, quello qui sopra è un titolo che nasconde una qualche - spero passeggera - tristezza.
La fine del governo Prodi significa la fine del progetto prodiano: è bene che noi ci si pensi ben bene, perché da oggi alcune delle cose che abbiamo dato per scontate negli ultimi dodici anni non sono più d'attualità e faremo bene a guardare ciò che si profila all'orizzonte, se vogliamo essere in grado di fare scelte sensate e consapevoli nel futuro.
Il progetto di Prodi è consistito nell'innestare sulla realtà italiana - tenendo conto del contesto europeo - alcuni moduli politici americani: la coalizione dei diversi (ciò che negli USA è il Partito Democratico), l'apertura ai sostenitori non organici (le primarie), l'attenzione alle grandi variabili di sistema: debito, crescita, istruzione, ricerca, distribuzione della ricchezza. Su alcuni di questi temi Prodi non è riuscito ad andare al di là dell'enunciazione; su altri ha realizzato poco; su altri ancora lascia un'eredità importante, ma che non è mai riuscito a gestire in prima persona. Alla fine dei conti, Prodi rimarrà come l'uomo del risanamento della finanza pubblica.
La classe politica di centrosinistra non ha mai abbracciato appieno il progetto di Prodi, e nemmeno lo han fatto gran parte dei sostenitori di Prodi: quelli di Piazza San Giovanni, quelli in fila per le primarie.
Il prodismo, come l'azionismo d'antan, è rimasto un progetto d'élite.
A differenza dell'azionismo, il prodismo è riuscito comunque ad arrivare due volte ai vertici governativi e, spegnendosi, lascia un partito di massa. Ha portato l'Italia in Europa e lascia i conti pubblici in uno stato decente (così come fece la prima volta).

Adesso sta a Veltroni trovare un progetto alternativo. Per farlo, avrà bisogno di tempo. Veltroni è, nella forma, più "americano" di Prodi, lo è molto meno nella sostanza. Può darsi che questo sia un pregio: forse Veltroni riuscirà a elaborare una linea politica più vicina al paese così com'è, non così come dovrebbe essere (il grande limite di Prodi).

Agli amici che auspicano un modello terzo, il suicidio della classe politica, l'arrivo di un ceto giovane e non compromesso (e a me vengono in mente i Miccichè), dico che quello che auspicano è un sogno, se non si realizzerà; un incubo, se dovesse realizzarsi.

(autore: Nicola)

2 commenti:

sissi ha detto...

Caro Nicola, mi scuso per aver pubblicato con qualche ora di ritardo il tuo post, ma ti confesso che, quando l'ho ricevuto via e-mail, credevo fosse semplicemente la copia di un testo da te già immesso autonomamente nel blog... solo quando sono tornata su BLOPS per postare a mia volta un pezzullo mio, ho capito l'equivoco e vi ho posto rimedio.
Per entrare nel merito delle tue riflessioni, devo dire che le condivido in pieno; con buona (?!?) pace degli "amici di San Giovanni"... e con altrettanta pace, decisamente ancor meno buona, dei miei personalissimi "desiderî"... che però, come spesso accade ai desiderî, non attengono - purtroppo - al mondo del possibile, come invece è proprio della politica.

grazia ha detto...

Premesso che condivido ampiamente quanto ha scritto Nicola, soprattutto quando invita a pensare a quello che si verifiche rebbe se finisse il prodismo. Era la fonte delle mie riflessioni e dei miei pensieri, quando in www. ulivo selvatico.org
mi dimostravo titubante e altalenante. Ora in tanti, giornalisti e non, cominciano a dire che Prodi ha avuto poco tempo ma ha fatto bene le poche cose che è riuscito a portare avanti.
Se poi si guardava ai singoli, era evidente a tutti il casino in cui si trovava tutti i giorni.
Comunque, ieri, sono stata al congresso sull'ambiente che si teneva Firenze e ne sono uscita soddisfatta e contenta.
Veltroni col sostegno dell'esperienza di Joschka Fischer e di Ségolène Royal, ha rilanciato la necessità di un ambientalismo del fare e non del vietare. Costruzioni di centrali fotovoltaiche con investimenti statali, l'uso incondizionato dei pannelli solari, sviluppo delle infrastrutture e quindi si alla tramvia e alla metropolitana.
Infatti Veltroni era stato invitato dal Sindaco Domenici a pronunciarsi sulla tramvia a Firenze già iniziata, ma contestata da FI. Quindi, protezione dell'ambiente ma pure strategie alternative per contribuire sia a livello nazionale che mondiale a ridurre i gas di scarico, l'effetto serra etc. Stop al petrolio ma sfruttamento delle energie pulite per portare l'Italia almeno a livello degli altri Paesi europei. Applausi per 5 minuti. Il suo messaggio è stato chiaro: recuperare l'identità culturale e la libertà programmatica del partito senza i condizionamenti dei tanti cespugli. Convinto di questo consenso sociale e della sua capacità personale di incarnare una leadership moderna e aperta , Veltroni pensa di poter battere Berlusconi, anche se si andasse a votare subito. E qui ha riportato l'esempio del 98, quando insieme a Prodi viaggiarono in lungo e in largo per L'Italia vincendo le elezioni, quando tutti i sondaggi li davano perdenti.
Bravissima la Segolene, ha riportato l'esperienza di Parigi, qundo fecero le tramvie e altrettanto Fischer che si è tanto meravigliato del fatto che F.I voglia bloccare i lavori.
La riduzione dei gas e dell'inquinamento si può ottenere solo con lo sviluppo delle rotaie. Ottenendo contemporaneamente una vivibilità maggiore delle città e quindi di protezione. Scusate se mi sono dilungata con voi, ma spero che magari si affaccino altri bloggisti e certe notizie possono rivelarsi utili.

ciao,
ps. ho ritirato il certificato elettorale e il 9 febbraio andrò al congresso regionale per votare i delegati nazionali.