domenica 20 gennaio 2008

"LAICISTI E CLERICALI", O INTEGRALISTI vs. LAICI?



In un interessante articolo comparso ieri su "il Diario", inserto settimanale del quotidiano la Repubblica, Edmondo Berselli esamina sinteticamente il lungo ed articolato percorso seguito in Italia, nei diversi periodi storici, dal rapporto tra pensiero laico e pensiero di ispirazione confessionale, tra esponenti politici e gerarchie ecclesiastiche, analizzando nel contempo le diverse manifestazioni cui tale rapporto ha dato luogo in fatto di clima culturale, civile e sociale.

L'articolo si conclude con questo brano:

Per qualche aspetto, l’anticlericalismo [oggi] sembra un atteggiamento semplicemente fuori moda. Ma è anche possibile che il permanere di un attrito e il riaffiorare di tensioni fra settori della società italiana e la Chiesa derivi da quello che Ernesto Galli della Loggia ha definito «l’incontro mancato» fra liberali e cattolici. Secondo questa interpretazione, il liberalismo nel nostro paese non è mai diventato un orientamento politico di massa proprio perché i liberali non hanno saputo “dirsi cristiani”, cioè fare i conti con l’antropologia profonda dell’Italia. Nello stesso tempo, può anche darsi che la dissoluzione delle forze politiche “costituenti” negli anni Novanta abbia tolto autoconsapevolezza e sicurezza alla cultura politica. E che l’anticlericalismo di oggi dipenda in fondo dall’incertezza delle idee, di fronte invece all’intenso pressing intellettuale del papa e dei suoi seguaci, credenti o semplicemente devoti.

Edmondo Berselli è un autorevole giornalista e sulla materia ne saprà certamente molto più di me. Io però mi permetto di dissentire dalle affermazioni qui sopra riportate, e ritengo piuttosto che, se di "rigurgiti anticlericali" si torna oggi a parlare, la responsabilità va ricercata essenzialmente nell'accelerazione esponenziale che negli ultimi anni è stata impressa dal Vaticano alla propria mai sopita volontà di farsi i fatti dello Stato italiano.
Fino al '92, l'esistenza della Democrazia Cristiana aveva garantito ai papi, alla CEI, allo IOR, la presenza, alla guida del Paese, di un loro "delegato", capace di mediare, di smussare, di "tradurre": in pratica, di negoziare tra le ragioni della «Chiesa» (di "certa" Chiesa) e quelle dei rappresentanti di altre fette dell'elettorato; ma dalla dissoluzione della DC nei mille rivoli che ne sono derivati (UDC, CDU, CCD, UDEUR, PPI, Margheritini e via frammentando, fino ad arrivare a settori non irrilevanti del costituendo Partito Democratico), gli alti prelati han dovuto cominciare a "sporcarsi le mani" e a "metterci la faccia".

Con l'inevitabile conseguenza che un certo numero di italiani ha cominciato, anche, ad incazzarsi.

(autore: sissi)

2 commenti:

Roby ha detto...

Pur riuscendo con molta fatica ad elaborare pensieri "politici" compiuti, dopo una mezza giornata di meditazione ho concluso che sì, Sissi, sono del tuo stesso parere: "l'intenso pressing" del papa e dei suoi seguaci mi sembra tutto fuorchè "intellettuale", come lo definisce Berselli, se con tale aggettivo si vuole indicare un qualcosa di partorito dall'intelletto e/o dalla ragione. Ma forse in tutto ciò sono fortemente condizionata dall'aver appena finito di leggere "Perchè non possiamo essere cristiani" di Odifreddi... Su cui m'impegno a scrivere presto un post...

Roby

Luigi Ruggeri ha detto...

Condivido in pieno.