Solo poche righe per farmi e farvi (visto che nella materia vi orientate sicuramente meglio di me) una domanda: se ieri, venerdì 18 gennaio, il presidente della Regione Sicilia Salvatore (Totò) Cuffaro è stato condannato a 5 anni per - leggo sul sito del Corriere della Sera - "favoreggiamento e violazione del segreto istruttorio nel processo di primo grado sulle Talpe alla Procura di Palermo", perché oggi, sabato 19, ha potuto tornare regolarmente e (pare) di buon'ora al suo lavoro come se nulla fosse, anzi, quasi osannato dai suoi sostenitori? Forse perché si trattava di favoreggiamento "semplice" (ibidem) "senza l'aggravante di aver favorito Cosa nostra"??? Oppure perché sarà obbligato a lasciare l'incarico solo dopo l'eventuale conferma della condanna in appello??? In entrambi i casi, qualcosa mi sfugge. Si prospetta forse un caso Previti II? Ma i remake, a me, piacciono solo al cinema...
(autore: Roby)
sabato 19 gennaio 2008
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1 commento:
Ma neanche, roby: neanche se la condanna dovesse venire confermata in appello... come ben sai:
- in Italia ci sono 3 gradi di giudizio;
- l'esecutività delle sentenze viene sospesa nel caso di un ricorso;
- l'interdizione dai pubblici uffici del bel tomo potrà diventare effettiva (con i tempi "supplementari" che abbiamo visto anche nel caso Previti), solo nel caso in cui ANCHE la Cassazione dovesse confermare la validità delle imputazioni.
E siccome le regole di uno stato democratico prescrivono di considerare innocente chiunque non sia stato condannato in via definitiva, ci si può affidare soltanto alla sensibilità ed alla dignità dei singoli condannati in 1° e 2° grado... il che naturalmente, non fa ben sperare!
Al massimo, suggerisco di lanciare l'idea di intentare una "Class action" con cui chiedere gli opportuni, ingenti rimborsi per tutti gli sciroppi contro il mal di fegato che ci occorreranno nel corso degli anni per tollerare questo stato di cose!
Il problema, però, è a chi chiederlo, quel risarcimento...
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