domenica 27 gennaio 2008

BUONISMO

Spulciando la Rete in cerca di notizie e articoli che non riguardassero solo la crisi di governo e le nebbie del futuro prossimo, sono inciampata in un titolo che mi ha incuriosito: «Anche i "buonisti" nel loro piccolo...».
Attirata dalle premesse contenute in quella frase lasciata a mezz'aria, e soprattutto dal seguito che quei puntini implicavano, sono andata a "leggermi tutto", ed ecco l'articolo (non firmato) in questione. Buona lettura, in questa domenica della Memoria.

"Buonismo". Secondo lo Zingarelli indica un "atteggiamento bonario e tollerante che ripudia i toni aspri del linguaggio politico". Ma, sarà per il rapido successo che ha avuto - è nel vocabolario solo dal 1995 - "buonismo" ha progressivamente assunto un significato diverso, sempre meno "buonista". Nel linguaggio del centrodestra è diventato sinonimo di "pappamolle".
L'accusa di "
buonismo", infatti, è temuta. Lo dimostra l'uso preventivo che di questo termine viene fatto nel centrosinistra. Interessante, in proposito, una dichiarazione (Agenzia Dire, 3 gennaio) dall'assessore alle Pari opportunità di Reggio Emilia che, nell'annunciare il passaggio dal forfait al contatore nel computo della spesa elettrica dei campi nomadi, ha tenuto a chiarire di aver agito "in base a una logica di inclusione" e non "in base a una logica buonista".
Il "
buonismo" senza specificazioni è una rarità. Le primarie del partito democratico hanno spinto in vetta alle classifiche il "buonismo veltroniano" (che, non è difficile prevederlo, nella prossima campagna elettorale sarà uno dei tormentoni del centrodestra in tema di sicurezza pubblica). Ma il luogo privilegiato delle accuse di "buonismo" è il tema dei diritti degli immigrati.
Incrociando "
buonismo" con "Bertolini" nelle agenzie di stampa dell'ultimo mese, si ottengono ben quindici documenti e, se si ripete la stessa ricerca su Google, si raggiunge la ragguardevole cifra di 1540 pagine. Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati di Forza Italia, utilizza il "buonismo" come il prezzemolo. Nelle ultime tre settimane ha ammonito il ministro della salute Livia Turco ad abbandonare il "solito buonismo irresponsabile", ha denunciato il "buonismo della sinistra radicale" e il "buonismo accattone" del governo che contestava il provvedimento del sindaco di Milano Mary Poppins Moratti per l'epurazione dei figli degli immigrati irregolari dagli asili. Nell'ultimo caso, la Bertolini ha trascurato il fatto che il "buonismo" promana dalla Costituzione della Repubblica e dalla Convenzione sui diritti del fanciullo.
"
Ogni tempo ha il suo fascismo", diceva Primo Levi, avvertendo che i nuovi fascismi si diffondono "in modi sottili". "Basta col buonismo" è il nuovo manganello col quale si menano i richiami alle norme costituzionali e anche all'umana pietà. E', in fondo, la sostituzione del "me ne frego" (dichiarazione che almeno richiamava la propria responsabilità personale) col "perché non te ne freghi, babbeo?" E' il nuovo olio di ricino dello squadrismo mediatico shakerato con un po' di analfabetismo civile.
E' il momento - prima che l'accusa di "
buonismo" si estenda a chi conduce gli interrogatori senza applicare gli elettrodi ai testicoli del teste - di ricondurre l'aggettivo all'originario ambito definito dallo Zingarelli e rispondere per le rime a chi associa il "buonismo" alla semplice rivendicazione dei diritti fondamentali.
Magari ricordando come è stata ottenuta l'affermazione di quei diritti. E spiegando che, se sono "
buonisti" i risultati, devono essere considerati tali anche gli autori: i famosi "buonisti della Resistenza". O magari tornare anche più indietro, ai "buonisti" della Rivoluzione francese. O ricordare certi atti feroci compiuti per cacciare via dall'Italia chi negava quei diritti. Per esempio, a Roma, nel 1944, da Rosario Bentivegna e Carla Capponi, i noti "buonisti" di via Rasella.
In definitiva - per usare un linguaggio che certamente ai "
non buonisti" risulterà più chiaro del "culturame" costituzionalista - cominciare sempre a ricordare, ogni volta che se ne ha occasione, che anche i "buonisti", a volte, nel loro piccolo, si incazzano.

(autore: sissi)

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